Bansky e l’Arte libera

Arte libera

L’identità dell’artista writer più famoso al mondo, Bansky, è ancora sconosciuta. E diremo noi, meno male. Lontani dal voler cercare ed estorcere a tutti i costi il nome di qualcuno che non vuole farlo sapere (l’assurdo dibattito sulla scrittrice Elena Ferrante ce lo insegna), ci interessiamo solo alle sue opere e, in generale, alla sua arte.

Inglese di Bristol, attivo nella scena graffiti a partire dagli inizi degli Anni Novanta, ha fatto della satira e dello humour nero il tratto distintivo dei suoi murales, unici nel loro genere grazie all’utilizzo della tecnica dello stencil, posizionando una specie di negativo dell’immagine e riempiendone i buchi con il colore. L’idea nasce dopo essere stato arrestato per atti vandalici in luogo pubblico dalla polizia, è troppo lento nella creazione delle sue opere sui muri di Bristol, deve velocizzarsi e lo stencil glielo permette.

Seguace di Andy Warhol, ha trasformato il suo motto da “In un futuro tutti avranno 15 minuti di celebrità” a “In un futuro tutti desidereranno 15 minuti di anonimato”, le sue opere vengono concepite di notte e nascono all’alba, quando le varie città in cui ha scelto un muro per farne opera d’arte, si svegliano con un muro che non è più un muro.

Bansky è un grande comunicatore, in genere prende spunto da un soggetto ben preciso e usa sempre come tela un muro << Un muro è una grande arma. È una delle cose peggiori con cui colpire qualcuno >>. Nella sua città natale ha voluto omaggiare il pittore olandese Jan Vermeer con “The Girl with the Pierced Eardrum” (La Ragazza con il timpano trafitto), chiaramente ispirato al famoso quadro della ragazza con l’orecchino di perla ma, al posto dell’orecchino, è stata inserita una centralina di un sistema d’allarme. Sempre a Bristol si può trovare “Mobile Lovers” in cui due amanti si abbracciano guardando lo schermo dei loro cellulari, per sottolineare la mancanza di comunicazione reale in un’era in cui la tecnologia è onnipresente.

Tanti i suoi graffiti in giro per il mondo, Bansky è un artista itinerante, ha lasciato il segno a Londra, New York, Gerusalemme. La scelta del luogo fa sì che il messaggio che vuole inviare sia provocatorio e strumento di protesta, come quello fatto su un muro, ormai molto danneggiato, della Giungla di Calais, l’enorme baraccopoli in parte smobilitata dove i migranti tentavano di lasciare la Francia per approdare nel Regno Unito. Steve Jobs è raffigurato con in mano una sacca e un vecchio computer Apple, in riferimento al fatto che il padre biologico era un rifugiato siriano arrivato a New York a metà del Novecento.

I lavori di Bansky possono essere inseriti nella “Guerrilla Art”, un movimento che si oppone alle decisioni del governo, a causa di questo, alcune sue opere sono state considerate troppo offensive e rimosse.

Fuori da ogni tipologia dei normali sistemi di diffusione, mercificazione e collezionismo dell’arte (musei in primis), il suo obiettivo è arrivare in modo diretto al pubblico, senza intermediari << L’arte che guardiamo è fatta da solo pochi eletti. Un piccolo gruppo crea, promuove, acquista, mostra e decide il successo dell’Arte. Solo poche centinaia di persone nel mondo hanno realmente voce in capitolo. Quando vai in una galleria d’arte sei semplicemente un turista che guarda la bacheca dei trofei di un ristretto numero di milionari >>. In più non firma neanche le sue opere per non autenticare un’opera che potrebbe essere staccata e venduta illegalmente.

Se vi interessa vedere una sua opera dal vivo, In Italia c’è n’è una sola, “La Madonna con la pistola”, a Napoli in Via San Benedetto Croce, che riproduce la Madonna con una pistola sopra alla testa al posto dell’aureola.

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