Serie tv
C’è agitazione nell’aria per tutti i fan della serie tv “Trono di Spade”, a metà luglio arriva anche in Italia la prima puntata della settima stagione, molto attesa, ha su di sé molte aspettative, speriamo ben riposte. L’esclusiva italiana è in mano a Sky che, oltre ad organizzare una maratona di tutte le stagioni precedenti per far recuperare a chi non l’aveva ancora vista, ha curato una manifestazione unica nel suo genere all’interno di “Estate Sforzesca” del Castello Sforzesco di Milano il 15 e 16 luglio.
L’evento si chiama “Il Trono: l’Inverno al Castello”, totalmente gratuito, avrà un programma ricco di installazioni, rappresentazioni sceniche e musicali dedicati agli appassionati che culminerà nella proiezione della prima puntata della nuova stagione alle 3 di notte proprio in contemporanea con la visione originale trasmessa negli Stati Uniti.
Le serie tv che ci piacciono danno dipendenza, si sa, oltretutto adesso non c’è neanche più il problema di dover essere a casa il giorno che trasmettono la nostra serie tv preferita, con Netflix, Amazon, Infinityn e altre piattaforme si può vedere una puntata dopo l’altra finchè gli occhi diventano due palle da golf o semplicemente arriva l’alba (ma forse neanche questo ci può fermare).
E’ uscito da pochi giorni un saggio dedicato al fenomeno delle serie tv, uno studio in piena regola che cerca di spiegare come mai le serie tv oggi ci piacciano così tanto e creino la classica dipendenza da “come andrà a finire? Allora guardo anche la prossima puntata”. L’autore è lo studioso americano Jason Mittell e il libro si intitola “Complex tv” (Minimum Fax Ed.), è caratterizzato da aneddoti che ripercorrono il percorso delle serie tv fino adesso, dal caso mondiale di “Lost” a “Veronica Mars”, passando per “Buffy – L’Ammazzampiri” per arrivare alla capostipite di ciò che, in genere, amiamo oggi “Breaking Bad”.
Un capitolo è dedicato all’annosa questione dei finali che spesso sono molto criticati per i più diversi motivi, o sono una delusione o lasciano troppi punti interrogativi, spunto per accesissime discussioni. Mittell ne sceglie uno su tutti, l’ultima puntata finale dei “Soprano” che non ha accontentato i fan più fedeli tanto che se ne discute ancora dopo dieci anni.