EVERYTHING OLD IS NEW AGAIN
Parto da un presupposto, credo fermamente che come nella moda, in qualsiasi ambito, torna utile uno sguardo al passato. Prendiamo ad esempio gli eventi, le tradizioni popolari, il susseguirsi del calendario legato alle stagioni e tutto quello che è appartenuto alle generazioni precedenti alla nostra può essere ora ai giorno nostri.
Vi chiederete: come?
Semplice, quello che finora abbiamo capito, anche essendo le ultime categorie prese in considerazione dai decreti governativi legati alla tutela di imprese e lavoratori, è che bisogna ripartire da zero. Meglio ancora, bisogna ridefinire da capo tutti i preconcetti formatosi in anni e anni di società e di eventi.
Per un periodo di tempo ancora non ben definito, la realtà sociale e tutti gli aspetti che ne derivano, a partire dalle forme di aggregazione, saranno uno spartiacque tra chi lascia e chi raddoppia. Proprio così, come nel famoso quiz di qualche decennio fa, il periodo che ci attende, come operatori culturali e in generale del settore eventi, sarà di grande incertezza e ripartenza. La voglio definire così per fiducia mia personale, ma per molte realtà, piccole come grandi, sarà anche uno stop dato da una impossibilità di riallineamento con il mercato e con il pubblico, visto e considerato che anche solamente in pochi mesi la società in sè ed i gusti del pubblico cambiano molto velocemente. Si pensi solamente ad eventi legati ad una particolare stagione, a format dedicati, fatti e pensati per un preciso momento e non dirottabili su altri periodi, dalla primavera all’estate, come dall’autunno all’inverno.
Oggi, entrando in una categoria specifica, quella del cinema e dei concerti musicali dal vivo, vorrei brevemente fare una riflessione, analizzando una proposta su tutte che sta girando, oramai in maniera ufficiale, in previsione del prossimo futuro: Il drive in 2.0
Da #repubblicagiornale a diverse agenzie di stampa, l’idea sembra quella di rispolverare un grande classico e riproporlo in maniera innovativa. Distanziamento sociale, auto in coda e servizio direttamente nei veicoli sono parole chiave dal quale partire per cercare di riempire un evento. Negli anni cinquanta e sessanta l’idea era più che radicata, oltre oceano spopolavano questi mega piazzali con maxi schermo e tante belle decappottabili per una visione a cielo aperto, oggi, a differenza di allora, tante saranno le criticità dell’esperienza, a partire dalla disposizione dei mezzi (suv sorpattutto), i percorsi di entrata ed uscita (con relativo piano di emergenza) e soprattutto il pubblico.
Perché?
Opinione personale che sia una figata l’idea, ma che quello che oggi vuole la gente sia qualcosa di più emozionale, non una continua coda di auto inquinanti e lo schermo del parabrezza bello davanti a noi, magari un po sporco. Stesso principio per i concerti, notizie fresca della giornata di ieri che si sarebbe svolto in Danimarca ilò primo concerto live su questo modello di fruizione. Pubblico nei veicoli, grande palco, artisti nel mezzo e il sole a picco di un pomeriggio di inizio maggio.
Forse la meno, ma in paesi del sud Europa come Italia, Spagna o Francia, l’idea di un caldo pomeriggio o serata d’estate chiuso in un abitacolo, se pure tra le comodità, non piacerà ai fan dei concerti tradizionali. Sta ad ognuno di noi cercare nuove iniziative, credo che sia come fruitore di eventi che come organizzatore, sia importante non mollare, cercare, riadattare, modellare e proporre sempre, solamente così il pubblico ringrazierà.