Non succede tanto spesso che le avventure raccontate nei libri siano state vissute veramente dall’autore e non siano solo frutto della sua fantasia senza confini. Nel caso di Gregory David Roberts è così, è diventato famosissimo per un bellissimo libro pubblicato nel 2003, “Shantaram” (Editore Neri Pozza), un bel malloppo di più di mille pagine che scorrono via meglio che una serie tv che non fa dormire.
La sua vita a dir poco “movimentata” rivive nella pagine di questo libro, Roberts è australiano e già in patria diventa conosciuto, non per la scrittura ma per le rapine e per la dipendenza dalle droghe, in particolare dall’eroina. Uomo dalle molte vite, ricercato dopo la fuga dal carcere australiano di massima sicurezza di Pentridge dove scontava una condanna a 23 anni, medico autodidatta negli slum di Bombay alle prese con la lebbra e il colera, attore per caso nei film di Bollywood, criminale agli ordini di un capomafia, contrabbandiere fra la Nigeria e Singapore, e infine mujaheddin in Afghanistan per portare cavalli e armi al comandante Massud, il Leone del Panjshir in lotta contro i sovietici.
In India è’ stato soprannominato con molti nomi diversi di conseguenza a dove era capitato e a dove cercava di sopravvivere in qualche modo, anche “Shantaram”, cioè “colui che dona la pace”. E colui che seguiva ciò che la vita gli offriva senza porsi limiti << è importante chiarire la differenza fra sorte e destino, secondo me: sorte è ciò che si riceve geneticamente dai propri genitori; destino è il luogo, la società, il tipo di famiglia in cui si nasce. Non abbiamo alcun controllo sulla sorte ma il destino è diverso, possiamo plasmarlo accettando e comprendendo la situazione in cui siamo nati e soprattutto comprendendo chi siamo >>.
Quando tutti gli chiedevano se il libro era un’autobiografia, Roberts pragmatico ripeteva che l’opera è un romanzo, ma che tutti gli eventi che riguardano il protagonista sono veri. Ci sono tanti co-protagonisti all’interno di questa monumento alla letteratura, ogni personaggio di rilievo rappresenta una parte del suo carattere e della sua indole, tassello di una parte della sua esistenza molto dolorosa << Per scriverlo ho dovuto scavare nelle mie esperienze più intime, riesumare amici morti da tempo, infondere in essi, di nuovo, la vita, come tanti Frankenstein, e riattivare la memoria del dolore per la scomparsa e la perdita. È una esperienza sconvolgente, tutt’altro che terapeutica >>
Dopo la pubblicazione di “Shantaram”, di certo Roberts non è diventato un autore seriale, solo nell’ottobre del 2015 è uscito il suo secondo libro, “L’ombra della montagna”, o un candidato a qualche triste reality di vip che cercano di sopravvivere o che si sbranano a vicenda chiusi in quattro mura e spiati 24 ore al giorno. Gira il mondo tenendo conferenze e cercando di finanziare le due organizzazioni caritatevoli di Bombay e il progetto australiano per il recupero della delinquenza minorile che ha messo in piedi. Non spaventatevi per lo spessore del libro, ne vale la pena, non ci crediamo alla vostre lamentele, è un vero e proprio capolavoro.