Auguri Spike :
Anche il regista Spike Lee spegne 60 candeline cedendo al richiamo di una bella serie tv, come Paolo Sorrentino con “The Young Pope”, Buz Luhrmann con “The Get Down” e Woody Allen con “Crisis in Six Scenes”. Allen ha sorprendentemente accettato la proposta di Amazon che vuole far partire col botto il suo nuovo servizio in streaming a pagamento, “Amazon Prime Video”, in Italia da fine marzo, che vede il suo ritorno sulle scene da attore insieme con la super criticata ex stellina Disney Miley Cyrus. Spike Lee porta alla luce per Netflix l’adattamento del suo film d’esordio “Lola Darling” (titolo ripensato per il pubblico italiano, l’originale è sempre stato “She’s gotta have it”) che racconta la vita di Lola Darling, giovane artista nera di Brooklyn, che si divide tra tre uomini fra cui non sa decidersi. Con Woody Allen, Spike Lee, ha altro in comune, l’amore spropositato per New York, in cui ha ambientato i suoi capolavori, e il fatto di creare personaggi che possono essere interpretati esclusivamente da lui stesso.
Basso, ogni volta indossa un cappello diverso e un paio di occhiali dalla montatura spessa e quadrata, è famoso anche per le strane preparazioni dei suoi film, come per “Lola Darling”, vietato ai minori con scene e linguaggi espliciti, proporrà a molte donne un questionario sulla loro vita sessuale. Gli Anni Novanta sono il suo regno con “Fa la cosa giusta” con la giornata d’estate più torrida del cinema americano, ambientato nella Brooklyn più nera è uno dei film più amati dall’ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. “Jungle Fever” con l’impossibilità di mettere insieme una coppia bianco/nera, è talmente bello che durante il Festival di Cannes del 1991, il presidente della giuria, Roman Polanski, introduce in via eccezionale la categoria “Miglior attore protagonista” per poter premiare la performance di Samuel L. Jackson. L’anno seguente tornerà con “Malcom X”, grazie al quale ci sarà la consacrazione effettiva della carriera di Denzel Washington.
I suoi tratti distintivi sono i personaggi forti e sboccati, i colori vivaci e i primi piani di sfida dei suoi personaggi che guardano fissi in camera. E non dimentichiamo i centinaia di migliaia di insulti da film di strada. Dal 2000 in poi non è stato così prolifico, cambiando un po’ lo stile ma chi non si ricorda “La 25 ora”? Uno dei migliori film di inizio secolo.
Sempre dalla parte dei neri ma ben lontano da far vedere solo la parte migliore, l’anno scorso si è rifiutato di partecipare alla cerimonia degli Oscar che, per il secondo anno consecutivo, non aveva inserito nei candidati attori di colore << Ma come è possibile che per il secondo anno consecutivo tutti gli attori candidati siano bianchi? 40 attori bianchi in due anni, nessuno di colore o diverse etnie? Non siamo capaci di recitare? >>. La sua autobiografia ha fatto parlare, ormai è un po’ datata (è del 2005), ma vale la pena di leggerla “Questa è la mia storia e non ne cambio una virgola” Kowalski edizioni.