Lo sapevate?
A Lodi c’è un’opera d’arte a cielo aperto che, se non siete ancora andati, vale la pena andare a vederla. L’opera è una cattedrale vegetale composta da 108 colonne di legno che si innalzano verso il cielo su un’area di 1618 metri quadrati fatta dall’architetto Giuliano Mauri scomparso nel 2009. Mauri ha voluto fare un ultimo regalo alla sua città con un testamento artistico di grande impatto, facilmente raggiungibile dalla stazione ferroviaria sulla riva sinistra del fiume Adda, nell’area “Ex Sicc”.
Nato a Lodi nel 1938, ha iniziato la sua carriera artistica con il movimento “Art of Nature”, unico italiano, insieme a Hermann Prigann e Nils Udo. L’idea di edificio vegetale l’aveva avuta negli Anni Ottanta, ma solo nel 2001 è riuscito a metterla in pratica con la sua prima cattedrale con Arte Sella in Borgo Valsugana in provincia di Trento, in seguito ripetuta all’interno del Parco delle Orobie, vicino Bergamo.
Parlare di edificio vegetale è molto riduttivo, anche grazie allo studio del luogo scelto. Le sue opere sono un insieme di architettura, religione e senso estetico che ci ricordano luoghi di forte impatto emotivo con Stonehenge nel sud dell’Inghilterra. Mauri ha voluto creare luoghi di aggregazione per far incontrare l’uomo con la natura, infatti, in genere, sceglie luoghi isolati e non vicini a grandi centri abitati. Anche se lui si definisce ateo, le sue opere sono piene di spiritualità, luoghi di pace in cui cercare raccoglimento e porsi domande in tranquillità. La scelta dei luoghi è determinata dalle sensazioni << Si va lì, si vede il posto, ci si ragiona sopra.
Non è mai questione di inventare, ma piuttosto di scoprire, di cogliere qualcosa che c’è già, di sentirlo. E poi di dargli corpo >>, un dialogo profondo con la natura che non viene scolpita ma accoglie l’opera e che potrà avere sopravvento con il passare del tempo. Un tempio in cui è ben presente il rispetto per Madre Natura e la sua sacralità e invita l’essere umano alla meditazione e alla contemplazione.
Un tesoro forse poco conosciuto a pochi chilometri da Piacenza, conservato anche grazie alla direzione artistica dei figli di Giuliano Mauri. Per tutte le curiosità potete andare sul sito www.giulianomauri.com