Due consigli per mostre fotografiche un po’ fuori dai grandi giri, ma particolari che abbiamo scovato e che vi diamo il tempo di andare a visitare.
La prima è “Milano e la Mala – Storia criminale della città, dalla rapina di Via Osoppo a Vallanzasca” a Milano a Palazzo Morando fino all’11 febbraio. Bische e banditi, sequestri e rivolte dietro le sbarre: in 170 immagini il mondo sommerso di Milano, dalla fine degli anni Quaranta agli anni Ottanta di Renato Vallanzasca. Finita la Seconda Guerra Mondiale nasce una nuova malavita che si riunisce nelle bettole, nelle osterie, nelle bottiglierie che incominciano ad avere la nomea di “mal frequentate”.
I criminali non si nascondono e non sono dei poveracci, si vestono bene e con eleganza, tutte le sere vanno in giro per i night accompagnati da donne belle ed eleganti. Nel 1958 ci fu la memorabile rapina di via Osoppo: sette uomini assaltarono un portavalori, il bottino fu di oltre 614 milioni di lire e nessuno sparò un colpo. C’è il “clan dei marsigliesi” arrivati dalla Francia alla ricerca di un riparo sicuro e riusciranno ad isolare Via Montenapoleone per razziare la gioielleria Colombo nel 1964 poi anche la “banda Cavallero”, che prenderà d’assalto la filiale del Banco di Napoli di largo Zandonai tre anni dopo. Non anticipiamo troppo, interessante per vedere il periodo della “Milano del mitra” arrivata prima della “Milano da bere”.
Sempre a Milano l’altra mostra fotografica assolutamente da tenere d’occhio è “Memoria” di James Natchwey, uno dei più importanti fotografi di guerra contemporanei, a Palazzo Reale fino al 4 marzo. Raccoglie duecento immagini divise in 17 sezioni sui suoi ultimi 35 anni di lavoro: fotografie che ha scattato a Gaza, El Salvador, Indonesia, Giappone, Romania, Somalia, Sudan, Iraq, Afghanistan, Filippine, sul genocidio in Ruanda e il giorno dell’attentato dell’11 settembre negli Stati Uniti, fino alla crisi dei migranti in Europa. Natchwey è “Il Signor Fotografo”, quasi settantenne, ha passato la vita a fotografare e quindi a lasciare testimonianze storiche di tanti conflitti civili mondiali e vinse il World Press Photo nel 1995 con un’immagine che mostra un uomo di etnia Hutu con il viso pieno di cicatrici fatte con un machete, perché si sospettava fosse un simpatizzante della minoranza Tutsi. Una delle mostre fotografiche più importanti d’Europa a due passi da noi, forse un po’ poco pubblicizzata, assolutamente da non perdere.