Ogni festival del cinema che si rispetti ha sempre la sua polemica che rende tutto meno autoreferenziale e più interessante, in genere ce ne interessiamo e poi andiamo avanti, poi quel che sarà sarà.
Però questo Festival del Cinema di Cannes ha affrontato un tema che, per un attimo, ci ha fatto riflettere. La settima arte si è dovuta confrontare con il colosso Netflix che sta prendendo sempre più piede e importanza, visto che, beffa delle beffe, la scritta “Netflix” è apparsa più volte all’interno dei titoli di testa. Come se non bastasse è stato anche produttore di due film, “Okja” e “The Meyerowitz Stories”.
Un confronto con le nuove tecnologie che è stato aperto grazie una nuova sezione chiamata “Next”, in cui era possibile provare ogni nuova tecnologia, visori di realtà virtuale e 3D in ogni stand.
Insomma, Netlix fa paura? E’ un nemico da combattere o un collega con cui lavorare e collaborare fianco a fianco?
I registi (anche quelli graaandi graaandi) e gli attori sembra abbiano già deciso perché Netflix è pieno di ottime serie tv con regie e protagonisti di primo piano, con sceneggiature e idee meravigliose a lungo raggio. Le produzioni “netflixiane” possono valere tanto quanto il buon cinema? O come al solito si dà qualcosa per mezzo defunto e invece si trattava solo di qualcuno che aveva bevuto troppo?
Anche la giuria di Cannes si è divisa sul tema, il presidente Pedro Amodovar è più rivolto verso la tradizione (ma siamo sicuri di parlare dello stesso scandaloso Almodovar ?!?) mentre Will Smith e Tilda Swinton la vedono come una possibilità. Ci chiediamo come la pensate voi. E anche come la pensa il pluripremiato regista di “The Revenant” Alejandro Gonzalez Inarritu che, insieme a Emmanuel Lubezki, ha presentato al Festival “CARNE y ARENA (Virtually Present, Physically Invisible)”, un progetto che denuncia e si schiera apertamente contro ogni barriera, immergendo il visitatore direttamente nell’esperienza e nella sofferenza dei migranti, specialmente quelli che cercano di passare il confine fra Messico e Stati Uniti.
Si tratta di una video-installazione in cui gli elicotteri ronzano sulla testa dei visitatori che, senza scarpe e dotati di uno zainetto e di un caschetto con occhiali che gli “proietta” quelle immagini, vengono illuminati da un faro e circondati da persone disperate e urlanti. In terra (nella realtà) mucchi di scarpe e stracci, la sabbia sotto i piedi. Vengono i brividi. Subito in Italia, l’installazione ha trovato casa a Milano, presso la Fondazione Prada fino al 18 gennaio, per informazioni www.fondazionprada.org