Scrittrici, ma non solo
Nel panorama letterario si stanno imponendo nuovi volti femminili, con una personalità forte e ben marcata e conosciute sia negli Stati Uniti che in Europa. Sono le nuove scrittrici di colore, cosmopolite, multiculturali e fiere di esserlo, spesso ambientano i loro lavori nelle periferie povere ai margini della società, pensando di dare dignità con occhio critico e moderno.
Donne/ragazze che scrivono bene, che lasciano il segno e che sono pubblicate da importanti case editrici, di cui negli anni sono diventate i diamanti nascosti su cui puntare. Le si può vedere come le dirette eredi delle combattenti per i diritti civili, in particolar modo delle donne, Toni Morrison (best seller con il libro “Amatissima” e Premio Nobel per la Letteratura nel 1993) e Alice Walker (Premio Pulitzer per la Narrativa nel 1983 per “Il colore viola”). Qui parliamo di Zadie Smith, Taiye Selasi e Chimamanda Ngozi Adichie, le abbiamo scelte perché ci piacciono e vogliamo farvele conoscere (e se possibile…farvi leggere i loro libri perché ne vale veramente la pena!)
Delle tre, Zadie Smith è la più conosciuta e con più carriera alle spalle, inglese ma di madre giamaicana, è il simbolo del multiculturalismo e del melting-pot metropolitano. Professoressa universitaria (prima alla Columbia School of the Arts, poi alla New York University), ha sfondato nel 2000 con “Denti bianchi”, racconto della vita e delle esperienze di Archie Jones, tipico proletario inglese, e il suo migliore amico bengalese e musulmano Samad Iqbal e di tutto ciò che gira loro intorno nella periferia metropolitana di una Londra interraziale. Tutti i libri che scriverà dopo hanno come punto cardine l’incontro fra culture differenti ed è già diventata una scrittrice di culto.
Anche Taiye Selasi è una super acculturata, figlia di accademici originari del Ghana e della Nigeria, cresce a Boston, si laurea a Yale e continua i suoi studi in relazioni internazionali in Inghilterra, all’università di Oxford. Sceneggiatrice e fotografa, si definisce “scrittrice senza tradizioni” e fiera sostenitrice de << la letteratura non ha etichette >> perché ci si deve dimenticare del contesto della storia per immedesimarsi nei personaggi .Un curriculum che la porta a Roma, dove attualmente vive e che ama visceralmente. Grazie all’uscita di alcuni racconti viene adocchiata da scrittori del calibro di Salman Rushdie e Toni Morrison e nel 2013 esce un suo libro bellissimo “La bellezza delle cose fragili” edito da Einaudi, in cui si parla di una famiglia, divisa fra l’Africa e l’Occidente, distrutta dalle incomprensioni, dalle cose non dette e dalle decisioni di un singolo componente.
Chimamanda Ngozi Adichie è una quarantenne scrittrice nigeriana che ha fatto della lotta la sua bandiera. Impegnata contro il razzismo e il sessismo, si interessa molto di politica senza però volerci entrare << Non credo sia necessario che uno scrittore se ne occupi, ma si dà il caso che io alla politica sia interessata e voglio scriverne per umanizzarla, usare la fiction per aiutare le persone a immaginare cosa succederebbe se…>>. Vive tra il Maryland e il Lagos, non riuscirebbe a vivere fissa da qualche parte ed è d’accordo sul termine coniato dalla sua collega Selasi “afropolitan” << Afropolitani sarebbero gli africani che si muovono. Ma gli africani hanno secoli di interazioni col resto del mondo. Voi se viaggiate vi sentite forse “Europolitani”? >> Bandiera di un femminismo di nuova generazione, il suo saggio per Einaudi “Dovremmo essere tutti femministi” è basato un suo discorso in pubblico, di cui una parte è stata compresa nel testo della canzone superhit di Beyoncé “Flawless” oltre ad essere stata citata nel discorso dell’attrice Emma Watson nel discorso alle Nazioni Unite. E’ autrice di tre bei romanzi (Americanh, L’Ibisco viola e Metà di un sole giallo) ed è appena stata pubblicata la raccolta di racconti “Quella cosa intorno al collo”.