Artista in azione
Lo si riconosce al primo sguardo, barba incasinata e cappello onnipresente, voce rauca e sguardo che si fa fatica a dimenticare, è Vinicio Capossela. Se si deve affibbiargli un’etichetta (e lo facciamo controvoglia), lo si può inserire nel mondo dei cantautori “impegnati e acculturati”, riuscendo ad unire suoni chiassosi e così carichi di ritmo da non poter stare fermi a culture lontane, a testi intimisti e pieni di pathos. E’ un artista di altri tempi, si interessa di musiche ricercate come i ritmi sudamericani, gli zingareschi balcanici, la polka, il jazz, ma le modernizza facendole ballare sotto al suo palco. I pezzo trovano porto sicuro nell’ispirazione di questa specie di marinaio di Genova trapiantato a New Orleans.
La critica è pazza di lui e lo riempie di premi, ma di certo lui non è uno che si vende facilmente. Tedesco di nascita ma emiliano d’adozione e cresciuto a Scandiano, ha in sé tanto dell’Emilia, ha due primi amori: Tom Waits e Paolo Conte, passioni che lo caratterizzano da una vita e che, ormai parecchi anni fa, gli hanno fatto incontrare (fortunatamente!) Francesco Guccini. Il grande pubblico lo scopre grazie ad Aldo, Giovanni e Giacomo, la canzone “Che coss’è l’amore” (e non dite che non ve la ricordate) viene inserita nel film “Tre uomini e una gamba”. Diventa il re delle contaminazioni musicali, swing, mambo, tango che lo portano alla pubblicazione del meraviglioso album “Il ballo di San Vito” (<< ho il ballo di San Vito e non mi passa…>>)
Ogni tournée è una “vicenda” come la descrive lui, una storia con inizio e fine, ecco perché il teatro e la dimensione teatrale è perfetta. La quantità di pubblico è congeniale e c’è modo di curare i dettagli della scenografia e i costumi molto d’impatto. I suoi interessi variano dal cinema (Fellini e Chaplin davanti a tutti) alla letteratura (Edgar Allan Poe e Melville), per far sì che ogni disco sia un universo a sé. Fuoco, mare, terra, animali, fanno parte di un sogno in cui si incontrano con trombe, tamburi, accompagnando Vinicio in un viaggio errante in territori sconosciuti.
Il tour teatrale che sta portando in giro è il racconto dell’ultimo “Canzoni della Cupa”, in cui intraprende un percorso nella terra d’origine paterna, l’Alta Irpinia. Le radici lo trascinano in un vagabondaggio ancestrale in cui la terra fa da padrona selvaggia in continuo scontro fra sacro, profano, buio e mistero. Il tour è ricco di date fra le quali passa da Milano al Teatro Arcimboldi il 28 febbraio, a Bologna all’Europauditorium l’1 marzo e al Teatro Regio di Parma il 4 aprile.
Per info www.viniciocapossela.it e per i biglietti www.ticketone.it